Introduzione

Introduzione

Itaca ha da sempre attirato l’attenzione e l’interesse dei viaggiatori, degli archeologi, degli storici e dei filologi in quanto il suo nome era associato a Odisseo e ai poemi omerici.

Alla ricerca della Itaca di Omero, Gell, Leake, Schliemann, Dörpfeld, Vollgraff e Kyparissis arrivarono sull’isola ed esplorarono dai primi anni del XIX secolo aree in cui erano evidenti i resti di antiche abitazioni (passo di Aetos, Plikata, Agios Athanasios-Scuola di Omero, Stavros, Marmarospilia, Marathias, grotta di Loizos, ecc.).

Negli anni ’30, la Scuola archeologica inglese, sotto la supervisione del Professor W. A. Heurtley, svolse estese ricerche negli oramai noti siti archeologici di Itaca settentrionale. I reperti, che erano numerosi e suggestivi, hanno gettato le basi per la più ampia visione storica del luogo. Le ricerche proseguirono a Itaca meridionale (passo di Aetos, Marmarospilia) con l’Odyssey Project, sotto la supervisione del professore della Washington University, St. Louis Sarantis Symeonoglou e a Itaca settentrionale(Pelikata, Tris Lagades, Agios Athanasios-Scuola di Omero), sotto la supervisione del professore associato dell’Università di Ioannina, L.  Kontorli-Papadopoulou

Walter A. Heurtley©BSA
Nikolaos Kyparissis©Melpo Lekatsa

“La presenza micenea nelle isole ioniche è stata collegata con la verifica dei poemi omerici, quando prevaleva l’idea che la narrazione omerica si riferisse a questa epoca. La scoperta, tuttavia, che nei poemi troviamo elementi sia del tardo periodo miceneo (1400-1100 a.C.) sia per primo periodo geometrico e del periodo geometrico (1100-800 a.C.), ha portato all’ampliamento del problema. L’esistenza di uno strato di scavi miceneo non era più sufficiente, ma dovevano coesistere nella medesima isola anche testimonianze del primo periodo geometrico e del periodo geometrico […]. Itaca ha da presentare reperti di tutte le fasi dell’epoca micenea e del periodo geometrico, fatto che la distingue dalle altre isole dello Ionio. In particolare, nella grotta di Loizos a Polis e nell’insediamento di Aetos, è testimoniata la transizione graduale e la continuazione dai secoli “oscuri” del primo periodo geometrico al periodo geometrico e al periodo arcaico, fatto unico nell’area del mar Ionio”. 1

1 VIKELA, EVGENIA, 2010: Itaca e l’altro Ionio dalla preistoria al V sec. a.C.: Convergenze e divergenze, p. 25-64 , Miti, testi, immagini: poemi omerici e antica arte greca. dagli Atti dell’XI Conferenza internazionale sull’Odissea, 15-19 settembre 2009, Centro studi sull’Odissea, Ιtaca 2009.

Alalkomenes

L’area si trova sulla collina di Aetos, sull’istmo che collega le due parti dell’isola e sopra il porto di Piso Aetos. È stata dichiarata sito archeologico.

In questo punto si trova l’antica città di Itaca, che nel periodo ellenistico era chiamata Alalkomenes. La posizione della città è di importanza strategica, perché a nord e a sud ci sono due porti naturali, mentre dalla cima della collina dove si trova l’acropoli, si controlla il canale tra Itaca e Cefalonia, così come l’orizzonte tra Itaca e l’Acarnania.

L’antica città sulla collina di Aetos divenne nota già all’inizio del XIX secolo, grazie alle descrizioni dei viaggiatori stranieri. H. Schliemann fece il suo primo scavo sulla collina di Aetos e fin dalle prime ricerche vennero alla luce monete di bronzo che rappresentavano Odisseo e la scritta “ITHAKON”. Le rovine della città sono molte e coprono l’intero versante orientale della collina. La città è circondata da mura, che in alcuni punti si sono conservate a un’altezza impressionante.1

Sul passo della collina, dove oggi si trova la strada provinciale, negli anni ’30 sono stati effettuati scavi dalla Scuola archeologica inglese. Dai vasi trovati risulta evidente che Itaca sviluppò uno stile locale, ispirato conservativamente alla tradizione micenea. La serie di vasi di Aetos, che è l’unica serie di vasellame per primo periodo geometrico della Grecia occidentale in questo particolare stile, è stata chiamata “stile protogeometrico itacese”. I reperti degli scavi sono esposti al Museo archeologico di Vathy.2

Il più antico di tutti i resti di Aetos è un edificio circolare con campioni di ceramica risalenti al1400 a.C. Questo edificio, insieme alla zona circostante, può probabilmente essere identificato con un santuario dedicato ad Apollo, il cui culto a Itaca viene citato anche nell’Odissea (Libro XX, 277-278). Con la ricostruzione degli elementi topografici del santuario di Aetos da parte del Prof. Simeonoglou, affiora l’immagine di un importante santuario, estremamente precoce, senza esempi paralleli nella restante area ionica.2

Il passo di Aetos, era per alcuni studiosi del XIX  secolo, come W. Gell, E. Dodwell , C. Schreiber e H. Schliemann, l’area in cui si trova la reggia di Odisseo. Lo stesso è stato sostenuto negli anni ’90 dal professore della Saint Louis University, l’archeologo Sarantis Symeognoglou.

1  sito web del Ministero della cultura e dello sport

2 FERENTINOU ARIANA, Panoramica della ricerca archeologica a Itaca, Cronache di Cefalonia, Vol. 1

3  VIKELA EVGENIA, 2010: Itaca e l’altro Ionio dalla preistoria al V sec. a.C.: Convergenze e divergenze, p. 25-64 , Miti, testi, immagini: poemi omerici e antica arte greca. dagli Atti dell’XI Conferenza internazionale sull’Odissea, 15-19 settembre 2009, Centro studi sull’Odissea, Ιtaca 2009.

Insediamento del periodo elladico antico a Pilikata

La zona di “Pilikata”, a nord di Stavros, dove si trova il Museo archeologico di Itaca settentrionale, è stata dichiarata sito archeologico per via dei resti di un insediamento del periodo elladico antico e miceneo. La superficie totale di questo spazio occupa 750 m2. 1

Negli anni ’30 gli scavi archeologici sono stati eseguiti sulla collina di Pilikata da parte della Scuola archeologica inglese che ha dimostrato che l’area era abitata già dal 3000 a.C. e poi continuamente, fino alla fine del XII secolo a.C. cioè, la fine dell’epoca micenea.  Secondo la ricerca di questa Scuola, sembra che il centro del regno di Odisseo fosse allora nella zona di Stavros.

La ricerca archeologica ha rivelato un muro che circoscriveva la città antica ed è risalente al periodo miceneo, sulla base dei frammenti trovati vicino ad esso. Sulla cima della collina di Pilikata è stata scoperta una sezione di un muro costruito con massi e un breve tratto di strada lastricata. La rivelazione più importante dello scavo furono le sepolture in grandi orci posti sotto il pavimento lastricato all’interno delle case, del periodo elladico antico.

La presenza di frammenti del periodo elladico antico (3000-2500 a.C) a Pilikata portò gli studiosi a presumere che vi esistesse un insediamento con cinta di mura, del periodo elladico antico. Itaca rientra quindi nell’elenco delle poche città del periodo elladico antico in Grecia e la sua importanza per lo sviluppo culturale della Grecia occidentale è evidente. I reperti dimostrano che l’inizio della storia di Itaca può essere collocato circa un millennio e mezzo prima dell’epoca a cui fa riferimento l’Odissea.2

Secondo W. Heurtley, la posizione della reggia di Odisseo era sulla collina di Pilikata. Il sito, tuttavia, non è aperto al pubblico e si deve trovare qualcuno nella zona che vi mostri parte delle antiche mura e il sarcofago in pietra del cimitero. I reperti degli scavi sono esposti in una vetrina della Collezione archeologica di Stavros.

1 Elenco permanente dei siti archeologici e dei monumenti della Grecia

2 FERENTINOU ARIANA, Panoramica della ricerca archeologica a Itaca, Cronache di Cefalonia, Vol. 1

Grotta di Loizos

A causa della natura del sito (grotta litoranea), la ricerca archeologica era quasi impossibile. Già dai tempi antichi il livello del mare si era alzato fino a un punto che copriva il pavimento della grotta e, a causa di terremoti e frane, il suo soffitto era caduto nella maggior parte dei punti.

Nel contesto degli scavi della Scuola archeologica inglese negli anni ’30, Sylvia Benton intraprese la prima ampia indagine sulla grotta.  Dal gran numero di frammenti di vasi ritrovati, viene comprovato che la grotta serviva come luogo di culto, probabilmente dal 2500 a.C., ma certamente dal periodo miceneo all’epoca romana.

Sylvia Benton at Loizos' Cave excavation © BSA
© delas photography

Diverse iscrizioni su frammenti, pietre e tegole mostrano che venivano adorate varie divinità, tra cui Artemide, Atena, Era e le Ninfe, ma in seguito anche lo stesso Odisseo, il cui nome è ricorre su quel famoso pezzo di maschera femminile di terracotta del II sec. a.C., nell’iscrizione: «ΕΥΧΗΝ ΟΔΥΣΣΕΙ» (Efchin Odyssei) Preghiera per Odisseo. Un reperto notevole per il suo genere, è un piatto di terracotta corinzio del VI secolo a.C., con l’immagine di un gallo. Un reperto particolarmente importante sono anche i tripodi in bronzo, risalenti al IX secolo a.C. fino alla fine del periodo geometrico; nonostante il loro cattivo stato di conservazione, è ovvio che furono creati da un importante laboratorio del tempo1. Da notare che secondo l’Odissea, Odisseo porta a Itaca delle caldaie, dono del Re dei Feaci2.

Tutti questi reperti sono oggi esposti nella Collezione archeologica di Stavros e sono oggetto di ammirazione da parte di ogni visitatore.

1  I tripodi in rame sono stati trasferiti al Museo archeologico di Atene per il restauro. Tuttavia, non ci sono dati specifici sullo stato di avanzamento dei lavori di restauro.

FERENTINOU ARIANA, Panoramica della ricerca archeologica a Itaca, Cronache di Cefalonia, Vol. 1

L’iscrizione “ΟΔ”

Lungo la vecchia strada (mulattiera), che un tempo collegava il Sud e il Nord di Itaca, e in particolare nel tratto da Aetos ad Ai-Giannis, su una roccia piatta e verticale è incisa l’iscrizione «ΟΔ». L’iscrizione è stata valutata e registrata ufficialmente fra le antiche iscrizioni greche per la prima volta nel 1897. In particolare, l’iscrizione è stata registrata con numero progressivo 657 nell’elenco delle Inscriptiones Graecae1 26 del 1897 e con numero progressivo 1684 nell’elenco del 20012.

Per quanto riguarda l’interpretazione dell’iscrizione, si ritiene che queste siano le lettere iniziali della parola “Odisseo”. In questo contesto, per molti anni l’iscrizione è stata uno dei punti di interesse archeologico della Itaca di Omero. Colpiva gli stranieri ma anche la gente del posto che la vedevano come una riprova della presenza di Odisseo sull’isola e la mostravano ai viaggiatori stranieri con orgoglio.

All’iscrizione «ΟΔ» fanno riferimento dettagliato il geografo e studioso di antichità inglese William Gell, che visitò Itaca nel 18063, il colonnello inglese William Martin Leake, che visitò Itaca nello stesso anno (1806)4, e, circa sessanta anni più tardi, Heinrich Schliemann, che la visitò nel 18685.

Oggi, dell’iscrizione è visibile la parte superiore della lettera O e la lettera Δ molto chiaramente. Le dimensioni di ciascuna lettera sono di circa 27×33 cm. La roccia su cui è incisa l’iscrizione, si trova nel mezzo del sentiero che, dalla località “Chordaki” di Aetos, conduce ad ai-Giannis, un percorso quasi piano alle pendici occidentali di Itaca che passa tra la località “Chani “e il livello del mare.

Inscriptiones Graecae (IG) è un programma dell’Accademia delle scienze di Berlino, che ha lo scopo di raccogliere e pubblicare tutte le antiche iscrizioni note della Grecia continentale e insulare. Fino a ora sono stati pubblicati 49 numeri, alcuni dei quali in diverse edizioni. Il sito web di Inscriptiones Graecae

2 Dimitris Ι. Paizis-Danias, I tesori archeologici di Itaca, Associazione degli amici di Omero di Itaca «Efchin Odyssei», Atene 2011, pag. 610.

3 William Gell, The geography and antiquities of Ithaca, London 1807, pagg. 86-87. In traduzione: Dimitris Ι. Paizis-Danias, op. cit. pagg. 206-207.

4 William Martin Leake, Travels in Northern Greece, London 1835, vol. 3 pag. 37. In traduzione: Dimitris Ι. Paizis-Danias, op. cit. pag. 237.

5 Heinrich Schliemann, Itaca, Peloponneso, Troia, Edizioni Syllogi, 2009, pagg. 49-50.

Grotta delle Ninfe – Marmarospilia

Nella grotta delle Ninfe, Odisseo nascose i doni di Alcinoo, re dei Feaci, quando tornò a Itaca. Si crede che sia la Marmarospilia, una caverna sopra il golfo di Dexa, perché la sua forma corrisponde alla descrizione nel Libro XIII dell’Odissea.1

A Marmarospilia gli scavi sono stati condotti nel periodo 1998-2001 dal professore della Saint Louis University, l’archeologo Sarantis Symeonoglou. Una grande parte del pavimento della grotta era, secondo il ricercatore, coperto da cumuli di massi, una possibile indicazione che la grotta fu distrutta dal terremoto del 373 a.C. I reperti sono statuette delle ninfe e del loro compagno Pan, vasi con dediche e due anelli che probabilmente appartenevano a giovani sacerdotesse.2

L’indagine è proseguita con lo scavo al di sotto del pavimento della grotta allora nota, dove è stata trovata una seconda grotta delle stesse dimensioni, ma ancora più profonda. Lo scavo ha raggiunto una profondità di 36 metri dal soffitto della grotta..

In una sua lettera alla Sovrintendenza alla Paleoantropologia e Speleologia per la Grecia meridionale (datata 15 febbraio 2007), il prof. Symeonoglou riferisce che a partire da una profondità di 8,50 m sono state trovate ossa di animali rari, principalmente cervi, che erano stati sacrificati alle ninfe. A una profondità di 15,50 m è stato trovato l’inizio di un tunnel che portava a est della grotta, cioè verso Vathy e probabilmente conferma l’informazione di Omero che Odisseo entrò facilmente nella profonda grotta dal punto in cui era sbarcato. L’entrata del tunnel continua fino a una profondità di 18 metri, dove lo scavo è stato interrotto nel 2001. Il tunnel è stato esplorato senza scavo fino a una profondità totale di 24 metri dove si scoprì che era stato chiuso da rocce che caddero nel terremoto del 373 a.C.

Da allora la grotta delle Ninfe è chiusa al pubblico, fino alla configurazione finale d tutta l’area.

Nel Libro XIII,103-112 c’è una descrizione dettagliata del santuario delle ninfe dove secondo il poeta ci sono molte stalagmiti e stalattiti, acque correnti, un ingresso per i mortali e uno per gli dèi. Nel Libro XIII, 347-350 Atena parla e mostra a Odisseo la grotta dove vengono venerate le Naiadi e dove venivano offerte molte ecatombi (sacrifici di molti animali). Sempre nel Libro XIII, 366-371 Atena e Odisseo entrano nella profonda caverna e cercano il punto in cui nascondere i preziosi doni dei Feaci. Atena poi chiude l’ingresso con un grande masso.

2 The Siren. Newsletter of Odyssey Project, no.9 (2001), Washington University in St Louis

Sito archeologico di Agios Athanasios-Scuola di Omero

Nel nord di Itaca, alle pendici orientali del monte di Exogi, si estende il sito archeologico “Agios Athanasios-Scuola di Omero”, dove dai secoli passati erano visibili resti di edifici e dove sono state condotte indagini frammentarie da parte di archeologi greci e stranieri (Vollgraff, Scuola britannica di Atene, Kyparissis)[1]. Il Dipartimento di archeologia dell’Università di Ioannina, sotto la direzione degli archeologi Thanassis Papadopoulos e Litsa Kontorli-Papadopoulou, ha condotto scavi nell’area tra il 1994 e il 2012, che hanno portato la squadra alla conclusione di aver scoperto una grande complesso edilizio-acropoli[2]. Secondo gli archeologi degli scavi, il complesso edilizio risale al periodo preistorico[3]. Più specificamente, fu abitato dal periodo elladico medio (1900-1600 a.C.) e a continuazione durante il periodo tardo elladico (miceneo) (1600-1100 a.C.). Secondo T. Papadopoulos e L. Papadopoulou, il complesso edilizio rimase in uso almeno fino al periodo ellenistico, come evidenziato da varie parti architettoniche quali la torre ellenistica. Durante il periodo romano il sito fu usato come cimitero4.

Il complesso edilizio è costruito su due terrazze [5], che comunicano con due scale scolpite nella roccia. Sulla terrazza inferiore è stato identificato un grande edificio rettangolare tripartito, di dimensioni 21,50 x 11,50 m, simile ai palazzi micenei di Micene, Tirinto e Pilo A ovest dell’edificio tripartito sono stati scoperti, tra gli altri, un grande edificio rettangolare e un magazzino per alimenti sotterraneo. Sulla terrazza superiore sono stati scoperti edifici preistorici di magazzini, terme, un’officina per la lavorazione dei metalli e stanze secondarie.

Il complesso edilizio è circondato da un muro di fortificazione ciclopico [6], con quattro porte. La porta principale (Sud) è adiacente ad una parete costruita con cura e gli stipiti sono costituiti da blocchi di pietra squadrati e lavorati. Nei pressi di questa porta si trovava un pozzo preistorico.

Ad est e a breve distanza dal complesso edilizio si trova una fonte sotterranea, che serviva per l’approvvigionamento idrico degli abitanti dell’acropoli, in periodi di assedio e di incursioni nemiche. La fonte risale al periodo miceneo (1300-1200 a.C.).

Ad est della fonte sotterranea fu ritrovata una grande struttura circolare preistorica con un ingresso su diversi livelli. I lavori di rimozione del materiale di riporto hanno svelato una varietà di reperti, fra cui un gran numero di tavolette d’argilla. Una di queste porta incise raffigurazioni che si riferiscono a scene dell’Odissea, come: una nave con un uomo seduto e legato all’albero, figure mostruose e mitiche (un uccello con volto di una donna, una figura umana con testa, coda e gambe di maiale, ecc.) [7].

La località “Agios Athanasios-Scuola di Omero” è di importanza strategica. L’acropoli, dalla sua posizione fortificata e prominente ai piedi della montagna di Exogi, domina il bacino fertile dotato di un numero sufficiente di sorgenti del nord di Itaca e ha vista diretta e indiretta (dovuta alla collina adiacente Pilikata), accesso e controllo su tre porti: di Afales (a Nord), di Polis (a Sud-ovest) e di Frikes (a Est) [8].

Nell’agosto 2010 il professore di archeologia preistorica Thanasis Papadopoulos ha identificato l’Acropoli della zona di Agios Athanasios-Scuola di Omero con la reggia di Odisseo, affermando: «Secondo gli elementi, mobili e immobili, disponibili sino ad ora che sono particolarmente seri, e con ogni riserva scientifica, crediamo di trovarci di fronte alla reggia di Odisseo e di Penelope, l’unico dei palazzi dei poemi omerici a non essere ancora stato scoperto»[9]. È prevista la pubblicazione ufficiale dei risultati degli scavi.

Il sito archeologico non è accessibile fino a quando non verranno effettuati i lavori necessari per la conservazione e la protezione dei monumenti scoperti.

1 Dimitris Ι. Paizis-Danias, I tesori archeologici di Itaca, Associazione degli amici di Omero di Itaca «Efchin Odyssei», Atene 2011, pag. 867.

2 Acropoli: la parte più alta e fortificata di una zona abitata. Nell’acropoli trovarono rifugio gli abitanti in caso di incursioni nemiche.

3 L’era preistorica comprende il periodo dalla comparsa dell’uomo sulla Terra al 1100 a.C. La civiltà micenea si sviluppò nell’ultimo periodo dell’era preistorica (circa 1600-1100 a.C.).

4 Thanasis Papadopoulos, Litsa Kontorli-Papadopoulou, Archeologia preistorica della Grecia occidentale – isole Ioniche, Università di Ioannina, Ioannina 2003, pag. 195.

5 Terrazzamento: una superficie orizzontale di solito creata su pendii di montagne o colline per costruirvi un edificio o altra struttura.

6 Mura ciclopiche: mura del periodo miceneo costituite da grandi massi.

7 Thanasis Papadopoulos, Litsa Kontorli-Papadopoulou, op. cit., pagg. 195-204. Litsa Kontorli-Papadopoulou, «Scavi dell’Università di Ioannina a Itaca settentrionale1994-2007», articolo sulla pagina web:   www.friendsofhomer.gr, url dell’articolo  Dimitris Ι. Paizis-Danias, I tesori archeologici di Itaca,, op. cit., pagg. 867-868. Dimitris Ι. Paizis-Danias, Luce sulla Itaca omerica, Catalogo della mostra dallo stesso titolo, Stavros, Itaca, 2013, pag. 36. Dimitris Ι. Paizis-Danias, Mostra dal titolo «Luce sulla Itaca omerica», Stavros, Itaca 2013, cartello informativo del pilone 8.

8 Thanasis Papadopoulos, Litsa Kontorli-Papadopoulou, op. cit., pag. 195. Dimitris Ι. Paizis-Danias, Luce sulla Itaca omerica, op. cit. pag. 35.

9 Dimitris Ι. Paizis-Danias, I tesori archeologici di Itaca, op. cit., pag. 866.

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